Il Sindaco Abdul

salto(pubblicato su http://www.salto.bz/article/10082015/il-sindaco-abdul l’11 agosto 2015)

Palermo sindaco di Bolzano? Impossibile, a partire dal nome.

Palermo sindaco di Bolzano sarebbe la barzelletta che fa il giro d’Europa.
Al di là del merito (su cui qualche cenno nel post scriptum), sarebbe una sfida impossibile già solo per una questione di nomi e di (presunti) antipodi. La contraddizione sempre crescente per i cultori di Hegel, battute da Bar Sport per altri. Reale pregiudizio per troppi.

Nella campagna elettorale per il collegio senatoriale di Bolzano – Bassa Atesina nel 2013 un episodio mi ha colpito più degli altri. Ero a un incontro organizzato in un centro minore dal locale circolo SVP per far conoscere il marziano che veniva talvolta dipinto come “nemico dell’autonomia” (mai stato, ma basta esprimere dubbi giuridici su una scelta politica per essere inquadrati come tali nell’ottica binaria “amico-nemico” che ancora ci caratterizza).
Breve introduzione di pochi minuti e poi chiacchierata amichevole su ogni tema, dal programma agli aspetti personali. Poi la conversazione prosegue in modo ancora più informale davanti a un bicchiere di vino. Una formula apprezzata, e verosimilmente assai collaudata. Un signore si congratula per le cose che ho detto. E come massimo complimento si produce in una sorta di autocritica (traslittero dal dialetto): “es ist blöd, dass wir uns immer noch Probleme machen, einen Italiener zu wählen, wenn der nächste Kandidat eh Abdul heißen wird”.

Resto di sale. Un conto è conoscere (o pensare di conoscere) in astratto l’atteggiamento mentale di molte persone. Un altro è sperimentarlo così a bruciapelo. Fin da piccolo ho convissuto con battute idiote sul mio cognome. Non solo all’asilo, ma anche in sofisticati ed eruditi ambienti internazionali. Non più di tre mesi fa un coltissimo collega russo mi ha chiesto senza ironia se venissi da Palermo, e mi ha guardato con occhi increduli quando gli ho detto di essere stato più spesso in Russia che in Sicilia.

 

Il complimento sincero (perché purtroppo questo era) ha condensato un universo valoriale in una frase. La gerarchia sociale scolpita nella mente del mio interlocutore era evidente. Prima “noi” (mir sein mir…), poi a scendere il resto del mondo, dove a un certo punto si trovano “gli italiani”, che da un lato sono una categoria indistinta, indipendentemente dal fatto che siano nati e cresciuti a Bolzano, in Toscana o in Calabria, ma dall’altro forse il sig. Palermo non è del tutto uguale al sig. Rossi, forse il cognome evoca qualcosa di sinistro.
Sicuramente non è la stessa cosa di Peterlini (il predecessore nel collegio). Beh, in ogni caso meglio di Abdul. Lui sta decisamente ancora più in giù nella gerarchia etno-sociale. E poi questo Palermo non è il mostro che si pensava: è di pelle bianca e parla “perfino” un buon tedesco – e ti credo, sono di qui, ma i tedeschi che parlano un buon italiano non fanno notizia, eppure dove sta la differenza?

L’episodio di Abdul mi ha fatto capire la portata storica di quella sfida. Era un’elezione praticamente sicura, eppure era nel suo piccolo qualcosa di simile all’elezione di un afro-americano alla presidenza degli Stati Uniti.

Ora però sfidare la sorte una seconda volta e in modo ancora più visibile e clamoroso anche solo ipotizzando Palermo/Abdul sindaco di Bolzano è davvero troppo. E’ un grandissimo onore che, a quanto leggo sulla stampa, qualcuno abbia pensato a me in quel ruolo. Ma se non sei Obama meglio non provarci neppure. E accontentarsi del mattoncino che è stato comunque posto due anni fa. Sul quale forse un giorno potrà basarsi il futuro sindaco Abdul.

– – –

P.S.
Poi ci sono gli altri fattori che mi inducono a escludere una possibile futura corsa a sindaco.
Primo: un sindaco abile (forse il migliore possibile) c’è, e con questa legge elettorale nessun altro farebbe meglio di Spagnolli.
Secondo: credo che una maggioranza minimamente stabile si troverà, ed anzi potrebbe succedere come a Roma, dove il parlamento sembra bloccato ma è quello che ha prodotto più riforme di tutti.
Terzo: un sindaco, specie a Bolzano, passa la gran parte del tempo in incontri, riunioni, telefonate: per il mio carattere sarebbe mortale.
Quarto: non potrei essere il candidato di un partito, ma solo di una coalizione ampia, che non si vede. E una lista Palermo/Abdul non funzionerebbe né avrei la capacità politica di gestirla. A meno di non puntare su umorismo e giochi di parole: magari funzionerebbe anche, ma un programma politico è un’altra cosa.
Quinto: ho un altro lavoro. Non solo il lavoro accademico che pure continuo, ma quello di senatore. E come Spagnolli non fu candidato al senato nel 2013 perché era sindaco, perché la regola non dovrebbe valere al contrario?
Sesto: per quanto stia facendo una intensa esperienza (anche politica) come senatore, non ho il background necessario per fare il sindaco. Conoscere il diritto non significa automaticamente essere un buon amministratore. Se posso dare un consiglio non richiesto, occorre puntare su chi conosce la macchina comunale e ha esperienza politica, almeno in senso lato (è pieno di persone che fanno politica anche nella “società civile”, dalle organizzazioni sindacali a quelle datoriali, fino al mondo accademico), ma ci vogliono persone portate e formate. E se si chiameranno Abdul farò il tifo per loro.

P.P.S. neanche a farlo apposta, sto leggendo in questi giorni Roberto Balzani, Cinque anni di solitudine. Memorie di un sindaco, Il Mulino, 2012. Merita. Unico rimpianto: non averlo letto prima.

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