Appunti per la nuova paritetica

(pubblicato sul quotidiano Alto Adige del 22 giugno 2019)

Con le ultime nomine governative diventano operative le nuove commissioni dei sei e dei dodici. Si tratta degli organismi più delicati, importanti ed efficaci dell’autonomia speciale, ma anche di quelli il cui ruolo e funzionamento sono meno conosciuti. Non è dunque superfluo ricordare alcuni elementi tecnici e politici di questi organi.

Partiamo dalla dimensione politica. Le paritetiche sono sede di negoziazione e concertazione tra le autonomie speciali e lo Stato. Poiché difficilmente lo Stato ha interesse a sviluppare singoli aspetti dell’autonomia, l’iniziativa delle norme parte sempre dai territori, e nelle commissioni si media tra questi e le posizioni dei ministeri coinvolti. Ciò significa che senza un sostegno politico del governo, norme di attuazione non se ne fanno, come dimostrato dai (non) lavori in alcune fasi politiche. Nessuna norma è stata approvata tra il 2007 e il 2010, mentre fasi assai produttive sono state quelle tra il 1996 e il 2001 e tra il 2014 e il 2018. Di conseguenza, alle province conviene (e molto) avere buoni rapporti politici con la maggioranza nazionale di turno, altrimenti niente norme. Questa può anche essere un’arma a doppio taglio, perché di fatto obbliga le scelte politiche parlamentari e locali in termini di alleanze e paradossalmente può così in parte limitare l’autonomia politica.

Un secondo aspetto politico riguarda la composizione delle commissioni, segnatamente di quella dei 6. Di nuovo 3 commissari su 6 sono esponenti della SVP, e dunque, come accade da tempo, un partito è in grado di monopolizzare l’agenda e, di fatto, di condensare in sé la rappresentanza del territorio. Ciò presenta indubbi vantaggi in chiave politica (ammesso e non concesso che ci sia affinità reale tra la SVP della commissione e quella della Giunta provinciale) ma crea problemi in termini di rappresentanza. Anche per l’assenza di donne. Quanto è paritetica una commissione così composta?

Quanto agli aspetti tecnici, il funzionamento delle paritetiche, come si diceva, è poco conosciuto. Anche perché non esiste nemmeno un regolamento interno che ne disciplini i lavori. Di regola le proposte vengono dalle Giunte provinciali (da quella di Bolzano per i 6). Le commissioni le trattano, approvano un primo schema di lavoro e lo aprono alle osservazioni dei ministeri competenti. Non esiste un termine per le risposte, tanto che alcune trattative possono protrarsi per decenni (come nel caso della norma sul Parco dello Stelvio). Successivamente si formula un nuovo testo che se approvato viene trasmesso alla Presidenza del Consiglio. La quale (sempre senza termini fissi) può approvarlo o respingerlo in blocco, ma non modificarlo, come ha stabilito la Corte costituzionale. Se approvato, il testo passa alla firma del Presidente della Repubblica (che mantiene naturalmente le sue prerogative) e solo poi viene pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Molti lamentano la scarsa trasparenza delle paritetiche. Va detto tuttavia che si tratta di organi “para-diplomatici”, che funzionano in base al principio negoziale, non al principio democratico. Ciò non toglie che si possa fare qualcosa per renderle più aperte. Come si è già fatto per molte delle ultime norme, ad esempio, si possono prevedere audizioni di soggetti interessati. Si può inoltre dare conto alla stampa del dibattito, e i consigli provinciali possono invitare i membri (sicuramente quelli da loro nominati, ma difficilmente quelli di nomina statale rifiuterebbero) ad informare in aula sui lavori delle commissioni.

Infine, ma non da ultimo, le tematiche. Di cosa possono occuparsi le paritetiche? In cosa consiste “l’attuazione” dello statuto? Un esempio interessante viene dal primo tema che, a quanto consta, verrà portato all’attenzione della nuova commissione dei sei: la deroga al bilinguismo per il personale sanitario. Si possono avere visioni diverse nel merito delle norme, ma qualsiasi attuazione fornisce comunque un’interpretazione dello statuto. Talvolta certo estensiva. Talvolta delegando funzioni (attenzione: non trasferendo competenze, cosa preclusa alle norme di attuazione) che lo statuto non prevede. Per questo i lavori delle paritetiche sono così delicati e importanti. E per questo è bene che se ne discuta di più, ma in modo informato. Buon lavoro ai nuovi commissari.

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