Palermo, Francesco, Riforma dello statuto. Perché, come, quando. E cosa? in: Bertorelle, Carlo (a cura di), Il Cristallo. Rassegna di Varia Umanità, Anno LV / LVI, 2013/14 numero doppio, Bolzano, Edizioni Alpha Beta, 2014, pp. 23 – 27.
Perché riformare e quando
Lo statuto è la carta fondamentale dell’autonomia speciale. Nel caso della nostra Regione, lo statuto non si limita a dettare le regole dell’organizzazione dei poteri, ma disciplina anche i pilastri della convivenza organizzata tra gruppi linguistici diversi. È pertanto indispensabile che il testo sia adeguato alla realtà che deve disciplinare e di cui deve essere il prodotto, perché quanto maggiore è la distanza tra norma e realtà, tanto minore è il primato del diritto rispetto alla discrezionalità della politica e i possibili abusi da parte dei più forti.
Questa distanza ha ormai raggiunto livelli preoccupanti. Chi legge oggi lo statuto non capisce quasi nulla del reale funzionamento del sistema: non vi è menzionata l’Europa, né la cooperazione transfrontaliera; la lista delle competenze è incompleta (manca tutto ciò che è stato trasferito con norme di attuazione), imprecisa (non è coordinata col testo della costituzione nazionale) e talvolta fuorviante (in tema di energia ciò che è scritto è praticamente il contrario della situazione reale); si parla ancora di patria potestà (art. 19); non si tiene conto della nuova struttura istituzionale della Regione, né dell’autonomia comunale. E la lista potrebbe continuare, anche in materia di rapporti tra i gruppi linguistici: la proporzionale è formalmente prevista solo per gli uffici statali, nulla si dice della sua applicazione flessibile, non si tiene conto della libertà di stabilimento garantita dall’Unione europea, né dell’immigrazione o del cambiamento della composizione sociale della popolazione, e molto altro.