Comunali a Bolzano: la mia analisi


saltobzIl senatore Francesco Palermo sul voto di domenica: le scelte estreme hanno penalizzato una visione strategica.
(intervista con Gabriele Di Luca, pubblicata su http://salto.bz/article/09052016/avevo-previsto-quasi-tutto il 10 maggio 2016 con il titolo “Avevo previsto quasi tutto”)
Salto.bz: Senatore Palermo, partiamo dall’analisi dell’astensionismo. Rispetto alle precedenti elezioni comunali abbiamo avuto un ulteriore calo, anche se contenuto. Segno che la tendenza è ormai inarrestabile?

Francesco Palermo: Guardi, non parlerei di una tendenza considerando che stavolta l’astensionismo è cresciuto solo dell’1,67%. Anzi, forse possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno di stabilizzazione. Del resto l’affluenza è stata piuttosto alta, almeno se comparata ad altre tipologie di consultazione.

I risultati l’hanno sorpresa?
Per dire la verità in nessun modo. Avevo previsto tutto, peccato che non abbia scommesso con qualcuno su come sarebbe andata a finire.

Davvero tutto così prevedibile?
No, in realtà qualcosa che non avevo minimamente pronosticato c’è stato. Il risultato di Casapound.

A cosa pensa sia dovuto l’exploit del movimento di estrema destra?
In un certo senso la risposta è già contenuta nella domanda. Proprio perché si tratta di un movimento “estremo”, l’elettorato gli ha tributato un notevole riconoscimento. Non si tratta peraltro di un fenomeno solo locale, anche se a livello locale è stata in particolare l’offerta politica di Casapound a intercettare quest’esigenza presente un po’ ovunque (si pensi a quanto sta accadendo negli Stati Uniti con Trump). A tal proposito trovo geniale lo slogan di Angelo Gennaccaro, che si è dichiarato “estremamente normale”: un ossimoro vincente in quanto colorato da un elemento di “sobria eccessività”, anche se – nel suo caso – chiaramente paradossale.

Focalizziamo lo sguardo sui protagonisti principali delle elezioni e parliamo dei due candidati (Renzo Caramaschi e Mario Tagnin) che si affronteranno al ballottaggio. Lei crede possibile che a Bolzano si ripeterà quanto accaduto a Laives?
Ritengo che il caso di Laives rimarrà isolato, o comunque non verrà replicato molto facilmente nel capoluogo. In fondo a Laives, nonostante il governo sia di centrodestra, è la Svp a comandare. A Bolzano la questione delle deleghe e delle competenze non potrebbe essere risolta allo stesso modo. Inoltre la composizione di un governo di centrosinistra costituirebbe anche la scelta più semplice. Senza contare il riflesso che un cambiamento di prospettiva avrebbe sullo scenario nazionale, dove Matteo Renzi continua – e sicuramente continuerà ancora a lungo – a dominare. Sommando tutti questi fattori, la conferma di un’alleanza tra il Pd e la Svp appare la soluzione più probabile.

Continue reading

Sicurezza: illusioni e realtà

alto adige(pubblicato sul quotidiano Alto Adige del 18 maggio 2015 col titolo “Sicurezza, Superman non esiste”)

La campagna elettorale per le comunali è stata (e con lo strascico del ballottaggio è tuttora) dominata dal tema della sicurezza. È un peccato per la città, perché la – reale o presunta, poco importa – sensazione di minore sicurezza abbassa la qualità della vita e abbruttisce i rapporti tra i cittadini. Scende la fiducia reciproca, cala la solidarietà, aumenta il sospetto reciproco. Anche indipendentemente dalla quantità dei reati commessi. Ma è un peccato anche per la politica, perché la mette nelle condizioni di deludere, alimentando la spirale di sfiducia che da tempo segna i rapporti tra cittadini e istituzioni.

Il perché è presto detto: un sindaco può fare assai poco sul punto. Quindi se un candidato promette miracoli che non può giuridicamente realizzare, i cittadini sono delusi. E si alimenta così il circolo vizioso, che danneggia non solo la politica, ma, quel che è peggio, tutta lo società, che la politica fatica sempre più a rappresentare.

I poteri del sindaco in materia di ordine pubblico sono essenzialmente di due tipi. Un primo filone riguarda le attività che egli può svolgere in veste di ufficiale del governo (quindi in modo non completamente autonomo), “al fine di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei cittadini”, potendo adottare specifiche ordinanze “con atto motivato e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento” (art. 54 TU ordinamento enti locali). La seconda tipologia di poteri attiene alla funzione di rappresentanza della comunità locale, e può condurre all’emanazione di ordinanze volte ad affrontare “emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale” (art. 50). Si tratta di ipotesi eccezionali e limitate nel merito, nel metodo e nel tempo.

Ciò non significa naturalmente che il sindaco possa e debba disinteressarsi della questione invocando le sue limitate competenze. Molti sindaci italiani negli ultimi anni hanno cercato di forzare l’interpretazione dei margini del loro potere, adottando ordinanze di carattere più generale, come quelle sul divieto di accattonaggio o addirittura arrivando a imporre requisiti di reddito per l’acquisto della residenza nel comune. La giurisprudenza amministrativa ha nel complesso riconosciuto un margine di flessibilità ai “sindaci-sceriffi”, interpretando in modo evolutivo il nesso tra le ordinanze “creative” e le funzioni dei sindaci, ma ha comunque posto dei paletti piuttosto chiari. Ad esempio, non si possono utilizzare istituti volti a regolare la circolazione stradale per intervenire in materia di ordine pubblico (così la Cassazione ha stabilito che non si può combattere la prostituzione con la scusa di non intralciare il traffico, e molti altri esempi).

Continue reading

Dove zoppicano le anatre

mano scheda(pubblicato su http://salto.bz/article/13052015/dove-zoppicano-le-anatre il 13 maggio 2015)

Le elezioni comunali pongono un problema politico, ma anche e soprattutto giuridico. È ora di ripensare la legge elettorale per i comuni altoatesini?

L’esito delle elezioni comunali costituisce indubbiamente un problema. Non vi è chi, nel commentarle, non abbia sottolineato la dimensione politica di questo problema, che indubbiamente è rilevante: astensionismo, comportamenti elettorali, candidature più o meno azzeccate, alleanze rischiose e divorzi azzardati, eccetera. Ma nella foga del commento politico si è dimenticata la dimensione giuridica del problema, che pare ancora più significativa.

Come si vede in modo emblematico nel caso di Bolzano, se un candidato non vince al primo turno, si pongono quasi sempre seri problemi di governabilità. Tutti ricorderanno le vicende del 2005, che si ripeterebbero automaticamente in caso di vittoria di Urzì al ballottaggio (impossibile che abbia una maggioranza in consiglio) ma il cui spettro potrebbe aleggiare anche se vincesse Spagnolli, qualora non riuscisse ad allargare la maggioranza. Il problema si pone, magari con magnitudine minore, anche in altri comuni come Merano (meno a Laives), e non è escluso neppure nei comuni più piccoli, quelli sotto i 15.000 abitanti per i quali non è previsto il ballottaggio (si veda il caso di Dobbiaco, nel 2010 ma sulla carta anche oggi).

L’origine di tutto questo è la legge elettorale per i comuni della provincia di Bolzano. Nel 1994, sulla scia della legge nazionale dell’anno precedente che introduceva l’elezione diretta dei sindaci, anche nella nostra regione si è recepita questa riforma epocale (l.r. 3/1994 e successive modificazioni), e probabilmente non si sarebbe potuto fare altrimenti, trattandosi di una “norma fondamentale delle riforme economico-sociali della Repubblica”. Lo si è fatto, tanto per cambiare, introducendo regole assai diverse tra Trento e Bolzano. In particolare, in Alto Adige si è avvertito il rischio che l’impatto di una torsione fortemente maggioritaria avrebbe potuto avere sulla rappresentanza equilibrata tra i gruppi linguistici, e non si è recepita la previsione di un premio di maggioranza per le liste che sostengono il sindaco che risulta eletto. È venuta così meno la seconda gamba della normativa nazionale, senza la quale anche l’elezione diretta del sindaco rischia di incepparsi. Lo si è fatto per motivi nobili e condivisibili, ma così si è ottenuto un risultato che non è né carne né pesce. O, per restare sul piano della metafora politico-zoologica, si è fatta una legge-tagliola, che azzoppa le anatre nel momento stesso in cui le genera.

Qualche considerazione si pone dunque sul piano giuridico relativamente alla funzionalità e ai limiti di questa legge.

Continue reading