Articolo di Lorenzo Dellai su L’Alto Adige di oggi (15/04/2015)

AUTOGOVERNO NON FATENE CARICATURE
di Lorenzo Dellai

Era chiaro da tempo che la discussione sulle Regioni a Statuto Speciale non si sarebbe spenta con l’approvazione in prima lettura della modifica del Titolo V della Costituzione. Questo passaggio era atteso come occasione per “normalizzare” le Speciali e il fatto che ciò non sia avvenuto pienamente ha lasciato l’amaro in bocca a non pochi. D’altra parte, se l’aria che tira è quella del superamento del regionalismo, ritenuto una sorta di pasticcio in salsa italiana, si comprende bene che l’attacco alle Regioni Speciali assume il senso di un mantra. Curioso, peraltro, che a recitare tale mantra siano alcuni Presidenti di Regione, come da ultimo quello della Toscana. Non si accorgono che, così, tagliano il rametto ormai sottile sul quale stanno seduti. Ma, si sa, cosa c’è di meglio, nei momenti di difficoltà, magari di fronte ad opinioni pubbliche non proprio entusiaste, di evocare un “nemico esterno”? Come in tutti i casi di questo genere, da copione, la strategia si fonda su una caricatura della realtà. Il Presidente della Toscana parla di fondi statali che sarebbero trasferiti a Bolzano e a Trento, in aggiunta al “cento per cento” dei gettiti trattenuti, a motivo dei “rapporti con l’Austria”. Ho guidato la Provincia Autonoma di Trento e, a turno, la Regione, per quattordici anni, ma di questi fondi non ho mai sentito parlare. E non è neppure vero che a Trento e Bolzano rimanga il cento per cento del gettito. Nella realtà dei fatti (basta prendere i dati oggettivi), dopo le manovre di finanza pubblica degli ultimi anni, le risorse delle Province autonome disponibili per gli interventi a favore del territorio sono pari a circa il 60% del gettito fiscale prodotto dal sistema economico, dovendo le Province riversare la differenza a favore della solidarietà nazionale e al riequilibrio della finanza statale. È tanto? È poco? È giusto? Per rispondere a questa domanda, non basta fare il confronto con i bilanci delle Regioni ordinarie, perché è come sommare patate con carote e pretendere di avere un risultato comprensibile. Occorre infatti tenere conto delle competenze che, in un territorio autonomo, sono a carico dei poteri locali e di quelle che invece restano a carico dello Stato. A Trento e Bolzano, con il sessanta per cento (di fatto) del gettito locale, cioè la quota devoluta all’Autonomia, si finanzia pressochè la totalità delle spese che nelle regioni ordinarie sono a carico dello Stato. Qualche esempio: gli insegnanti di ogni ordine e grado (che sono dipendenti delle Province); il funzionamento dell’Università di Trento, benché sia statale; con il 2016 anche tutto il personale degli uffici giudiziari, esclusi i magistrati e così via. Dunque, come valutare se esiste o meno un criterio di equità generale, a fronte di sistemi istituzionali e finanziari così radicalmente diversi? L’unico sistema non fondato su dicerie e pregiudizi é quello basato sulla valutazione del residuo fiscale. Vale a dire: fatto 100 il gettito che lo Stato incassa in un territorio, quanto viene restituito a quel territorio sotto qualsiasi forma (devoluzione di gettiti e trasferimenti agli enti del territorio, servizi e prestazioni direttamente gestite dallo Stato sul territorio, nonché quota parte riferita al territorio delle spese generali dello Stato non localizzabili, compresi gli interessi sul debito pubblico) e quanto invece rimane allo Stato per la perequazione tra i territori e la solidarietà nazionale? Se si avesse cura di analizzare i dati in questo senso, ovviamente tenendo conto delle ragionevoli variabili connesse alle caratteristiche strutturali dei territori, si scoprirebbero informazioni di una certa importanza, utili per mettere in discussione consolidate credenze. Ad esempio si scoprirebbe che Trento e Bolzano hanno un residuo fiscale a favore dello Stato vicino ormai alla media dei territori del Nord Italia. Dato questo, peraltro, che, in forza delle recenti intese raggiunte con il Governo, tenderà ad allinearsi pienamente nel giro di poco tempo. Dove sta allora la vera differenza? É evidente: sta nel fatto che a Trento e Bolzano la quota di gettito restituito al territorio é quasi totalmente gestita dalle Province Autonome, titolari delle competenze e delle funzioni di governo, anche delegate, e figura dunque nei rispettivi bilanci. Mentre nelle Regioni ordinarie, tale quota di gettito, pur comunque restituita al territorio, figura in parte non secondaria nei bilanci dello Stato perché riferita a competenze e funzioni gestite dallo Stato. In conclusione, dovrebbe essere interesse di tutti cercare di valorizzare il principio dell’autogoverno territoriale lì dove le circostanze storiche, ma anche l’impegno responsabile della comunità e la lungimiranza della politica, ne hanno determinato un più forte radicamento, piuttosto che fare la figura dei polli di Renzo (al singolare, naturalmente) rispetto a poteri centrali sempre più tentati di dare il colpo di grazia a ciò che ormai viene ritenuto il fastidioso pasticcio delle Regioni. E non sarà – aggiungo – la sola tendenza ad accorparle che rilancerà le Regioni italiane: piuttosto sarà la faticosa e paziente ripresa di un “senso” dell’autonomia e dell’autogoverno responsabile. Materia da lavoro comune, non da ridicoli bisticci.

Lorenzo Dellai
Onorevole della Repubblica e presidente della Commissione dei Dodici