(pubblicato su http://salto.bz/node/29860 il 9 aprile 2015)
Ex malo bonum: “radere al suolo” davvero i campi Rom. Populismo, eterogenesi del fine, temi scomodi e etichettature politiche.
Non c’è nulla di peggio che dare fiato alle sparate dei demagoghi. Il funesto circolo vizioso tra politica irresponsabile e media superficiali – da cui deriva un’opinione pubblica scarsamente e malamente informata e dunque propensa a votare politici irresponsabili – si alimenta infatti proprio così: il politico di turno rutta qualche slogan (in campagna elettorale la digestione si fa casualmente più complessa), i media ci si buttano a pesce e ne fanno i titoloni, il populista si esalta per l’incremento di visibilità e la volta successiva la spara ancora più grossa. Ferma la sacra libertà di parola e perfino di rutto, il miglior digestivo resta il pietoso silenzio.
Ma stavolta devo fare un’eccezione. Perché le raffinate dichiarazioni di Matteo Salvini in occasione della giornata internazionale di Rom e Sinti dell’8 aprile potrebbero involontariamente innescare una spirale positiva. Proprio grazie alla semplificazione mediatica su cui il populista specula.
Il messaggio che è passato è che Salvini vorrebbe “radere al suolo” i campi Rom. Il che è esattamente ciò che chiedono tutte le organizzazioni internazionali, ma anche la commissione per i diritti umani del Senato, tutti coloro che del tema si occupano sul piano della ricerca e dell’attivismo e persino la strategia nazionale di inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti approvata nel 2012 (http://www.unar.it/unar/portal/?p=1923). La politica scellerata del “campo nomadi” è la causa, non l’effetto, di gran parte dei problemi di esclusione, di delinquenza e in ultimo di quella che era stata definita “emergenza” Rom (anzi, “nomadi”… e le parole non sono ideologicamente neutre). È questa politica che ha creato le condizioni perché il problema si acuisse e continui ad acuirsi, il tutto ad un prezzo molto alto per le casse pubbliche. È ampiamente dimostrato che con meno soldi di quelli spesi negli ultimi anni per i “campi” si sarebbero potute finanziare politiche abitative e di inclusione, come del resto hanno fatto tutti gli altri paesi europei, dove pure la percentuale di Rom rispetto alla popolazione è spesso assai maggiore che in Italia. Insomma, il “campo” è una peculiarità tutta italiana, una follia scellerata e costosa, un incubatore di criminalità e malattie. Quindi vanno chiusi al più presto, ogni giorno che passa è troppo tardi. Per dirla col rutto ad effetto: sì, vanno rasi al suolo.