Quali strumenti per quali obiettivi?

(Versione integrale dell’articolo pubblicato il 9 luglio sul quotidiano Alto Adige col titolo “Corte dei conti: un blitz goffo”)

La commissione dei dodici ha saggiamente deciso di prendersi più tempo e migliorare la bozza di norma di attuazione in tema di Corte dei Conti, che tante polemiche aveva creato. Polemiche in parte esagerate, ma dovute alla tempistica con cui è stata proposta, stante la necessità dei voti SVP in Senato per la maggioranza di governo, e alla conseguente eccessiva fretta nel proporre una norma complessa senza i dovuti approfondimenti. Un atteggiamento peraltro niente affatto nuovo.

La proposta non è scandalosa di per sé, né tantomeno incostituzionale, come paventato da qualcuno. Ma richiede confronto, spiegazione, metabolizzazione. Sono i blitz ad essere intollerabili, non necessariamente i contenuti. È su questi però che occorrerebbe incentrare sia la difesa della misura, sia le critiche contro di essa. Difesa e critiche che sono invece state finora estremamente deboli.

Lo schema di norma prevedeva la possibilità, per le province di Bolzano e Trento, di nominare, a loro spese, due componenti (su quattro) della sezione di controllo della Corte dei Conti nei rispettivi territori. Esiste peraltro già la possibilità che il Consiglio provinciale nomini un componente, per cinque anni. Trento l’ha fatto, Bolzano mai (e non è dato di sapere perché). Ora se ne vorrebbero poter nominare due, ossia la metà, e non per cinque anni ma fino alla pensione. Un interesse improvviso per qualcosa che si può già fare, sembrerebbe…. Parlare di assalto della politica alla magistratura contabile è però eccessivo, perché la sezione di controllo ha funzioni preventive, che aiutano proprio ad evitare i processi. E sta in questo la ratio della previsione che già consente alle regioni di nominare componenti aggiuntivi: aiutare le sezioni di controllo a svolgere il lavoro preventivo, a beneficio anche delle amministrazioni controllate. Nella prassi però non molte regioni hanno fatto uso di questa possibilità.

Sostenere che si tratterebbe di un semplice adeguamento a ciò che si fa in altre regioni è argomento debolissimo. Perché si può già fare, perché poche regioni lo fanno, perché si prevede una nomina a vita (a differenza delle altre regioni) e, non ultimo, perché si tratterebbe della nomina di metà dell’organico della sezione di controllo, non di un componente su sette o otto come in altre regioni.

C’è poi la questione del passaggio del personale nei ruoli provinciali. E anche qui si dice che è come per il personale della giustizia ordinaria. Ma non è così, perché nella giustizia ordinaria il personale è passato alla regione e non alle province (almeno per ora), i dirigenti sono rimasti statali, e soprattutto la relativa norma di attuazione è stata approvata dopo numerose audizioni dei soggetti interessati (magistrati, sindacati ed altri) e infinite limature da parte del Ministero della giustizia.

Ma perché si vuole una norma di questo genere? Molto si è speculato sugli intenti politici di controllare e imbavagliare la giustizia contabile. Può darsi, certo, e siccome la questione pende da tempo e ora si corre per sfruttare la finestra politica che si è aperta, qualche dubbio viene. Ma il punto certo, al di là della dietrologia, è che in Italia la legislazione è scritta sempre con l’ottica del sospetto, così da imporre controlli che tendono a iper-burocratizzare tutto per scampare a possibili responsabilità. È un vizio atavico, anche questo comprensibile perché di aggiramenti della legge ce ne sono in continuazione, ma forse bisognerebbe iniziare a rendersi conto che non è procedimentalizzando e burocratizzando tutto che si evitano gli abusi. Che infatti proliferano anche grazie a regole nate dall’ossessione dell’aggiramento. Come spesso avviene per le persone troppo gelose che sono le prime ad essere tradite… Con norme siffatte il rischio è di paralizzare troppe cose perché ogni funzionario è spaventato dalle possibili conseguenze del suo agire e nel dubbio preferisce non fare.

Che in Italia ci sia un problema con i controlli e i relativi strumenti è fatto noto. Mettere mano a questo sistema è difficile, e per certi versi implica un lavoro culturale e non solo normativo. Su questo ostacolo di regola si infrangono gli innumerevoli provvedimenti di snellimento, e vediamo cosa succederà all’ultimo nato, il decreto semplificazioni.

La domanda da porsi è se questa norma di attuazione può risolvere, o almeno contribuire a risolvere questo problema, almeno per la nostra regione. Francamente pare di no. Non solo per modi e tempi, certamente poco eleganti, ma proprio per il suo contenuto di corto respiro. L’autonomia merita di più e di meglio. E argomentazioni più forti. Bene che la discussione si sia aperta adesso, e che la commissione si prenda tempo per approfondire e migliorare le proposte. Col confronto nel merito si abbattono anche le diffidenze. Ma servono tempo, lavoro, approfondimento.

2 thoughts on “Quali strumenti per quali obiettivi?

  1. Grazie mille, interessante!

    Il Ven 10 Lug 2020, 20:05 Francesco Palermo ha scritto:

    > Francesco Palermo posted: ” (Versione integrale dell’articolo pubblicato > il 9 luglio sul quotidiano Alto Adige col titolo “Corte dei conti: un blitz > goffo”) La commissione dei dodici ha saggiamente deciso di prendersi più > tempo e migliorare la bozza di norma di attuazione in ” >

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