Democrazia diretta: leggi e tecnologie

(pubblicato sul quotidiano Alto Adige del 7 agosto 2018)

Il diritto non è tanto diverso dalla tecnologia. Entrambi sono prodotti dell’uomo, non della natura. Entrambi servono a risolvere problemi e a migliorare la vita. Entrambi richiedono continui perfezionamenti, per adattarsi allo scopo che perseguono. Però verso la tecnologia c’è una presunzione benevola, e quando uno dei prototipi di auto senza conducente uccide un passante (è accaduto in marzo) lo si considera uno spiacevole incidente sulla strada del progresso. Mentre verso la legge c’è una presunzione di sfiducia. Vero è che dietro ad una tecnologia ci sono soltanto gli interessi economici di chi la produce, mentre dietro a una legge ci sono tantissimi diversi interessi, sfaccettature, motivazioni, ricadute sociali non sempre prevedibili – il che rende peraltro la legislazione una tecnologia assai più sofisticata di quanto spesso ci si immagini.

La sfiducia presuntiva nella tecnologia legislativa non è dovuta solo ad un atteggiamento di superficiale criticismo a priori – che pure esiste ed è estremamente dannoso. Purtroppo infatti l’obiettivo di una norma non è sempre chiaro, o è perfino contraddittorio. Un’applicazione per smartphone può essere efficace o meno, ma il suo scopo è evidente. In una legge invece non è raro che un articolo dica una cosa e quello dopo il suo contrario. O che risolva un problema e ne crei un altro. Per un esempio di attualità vedersi alla voce “decreto dignità”.

Un caso emblematico riguarda la recente legge provinciale sulla democrazia diretta. Si è detto che rappresenta un compromesso e che permangono alcuni dubbi. Vero. Non si è però sottolineato che si tratta di un ‘perfezionamento’ di normative già esistenti, che tiene conto (magari male, ma lo fa) dell’applicazione (e dei limiti) della normativa precedente. Tra le innovazioni c’è la contestata disposizione in base alla quale una legge provinciale (tranne le più sensibili) approvata senza la maggioranza qualificata dei due terzi può essere sottoposta a referendum confermativo. La richiesta può venire da un terzo dei consiglieri provinciali o da almeno 300 elettori entro 20 giorni dall’approvazione. In tal caso la legge è sospesa in attesa del referendum.

Il rischio è che venga bloccata la gran parte della legislazione provinciale attraverso un (ab)uso populista della richiesta di referendum confermativo. Stante il clima politico prevalente, il rischio è reale. Non per questo l’evoluzione della tecnica normativa sul punto è da buttare. Anzi. Dipende però dall’obiettivo dello strumento e dal suo utilizzo. Se il clima politico diventa sempre più rissoso tra maggioranze arroganti e opposizioni irresponsabili, allora si tratta di uno strumento pericoloso. Se invece proprio questo strumento dovesse rappresentare un incentivo ad una maggiore ponderazione delle leggi, ad una più ampia partecipazione della società alla loro elaborazione, e ad una loro approvazione con maggioranze più ampie di quelle di governo, allora potrebbe aumentare la qualità della vita democratica.

Chi ha creato le automobili non l’ha fatto perché negli incidenti stradali morissero oltre un milione di persone all’anno nel mondo. Purtroppo succede, ma non per questo si smette di produrre automobili. Se ci sarà un utilizzo improprio della richiesta referendaria, bisognerà intervenire per migliorare lo strumento. La sicurezza delle automobili è molto aumentata. E la legge sulla democrazia diretta ha previsto una serie di misure di sicurezza a garanzia delle minoranze, tema delicatissimo e pericolosissimo in un contesto come quello altoatesino. Insomma, non abbandoniamoci ad entusiasmi eccessivi né a previsioni pessimistiche. Guardiamo una volta tanto alle leggi per ciò che sono: una tecnologia complicatissima e affascinante, che può far male ma anche migliorare di molto la qualità delle nostre vite.

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